sabato 14 gennaio 2012

Diagrams - Black Light (Full Time Hobby, 2012)

Ci fu un tempo, ormai lontano, nel quale chi pubblicava un album era una specie di semi-dio. I Jagger, i Mercury,  i Clapton, gli Allman, gli Hendrix e così via, erano persone sì, ma di un altro pianeta. Era gente che ti guardava dal proprio personale Olimpo, ma senza volontà snobistica: erano effettivamente persone speciali, senza attribuire al termine una valenza positiva o negativa, semplicemente appartenenti ad una specie diversa. Anche lo sfigatello (specie questa che esisteva anche nei tempi che furono), quello che a scuola veniva preso in giro e picchiato dai bulletti, per poter assurgere allo status di pubblicatore di dischi, doveva necessariamente subire quel mistico cambiamento che lo portava ad essere speciale, che è poi ciò che accadde al piccolo Keith di Dartford, Kent, UK, come probabilmente ad innumerevoli altri; questo cambiamento doveva necessariamente avvenire prima di incominciare a far dischi, o non se ne faceva nulla. 

Venne un giorno in cui gli sfigatelli si ribellarono, capitanati da Greg Ginn, Henry Garfield (in arte Rollins), Steve Albini, Mike Watt e D. Boon: siamo sfigati, ce ne vantiamo e facciamo tutto da noi. Chissenefotte di Robert Plant, nessun salto mistico, nessun cambiamento. E' chiaro che anche questa impensabile rivoluzione fece capire a chi ascoltava quegli sfigati che quelli sfigati erano anche loro trasformati, anche loro speciali: semplicemente, avevano spostato il momento del mistico cambiamento al momento in cui riuscivano a farsi capire da chi li ascoltava (impresa ardua, converrete con me). Mutati anche loro, accettarono il proprio status malvolentieri, andandosi ad affiancare a quelli che continuavano ad essere speciali sin da subito.

Ma la terza, terribile rivoluzione ha mutato anche questo traballante equilibrio. Con un fottuto computer, a casa propria ognuno può registrare le proprie cagate che, se finiscono nel famoso giro giusto, diventano disco dell'anno, disco del mese, disco del decennio, rimanendo colui il quale ha prodotto l'album uno sfigato qualunque, dato che la fase dell'integrazione dell'efficacia mikewattiana in questo caso non avviene mai, non avendo lo sfigato in questione una benemerita minchia da dire. 

Orbene, i Diagrams di Sam Genders, ex Tunng, l'ennesimo tizio con la barba (che è diventata la nuova specialità, iddio mi fotta), fanno parte di quest'ultima categoria che, mio malgrado, sta assediando la quasi totalità della produzione musicale mondiale.

"Perchè non parli dell'album, invece che dir cazzate?", potrebbe obiettare qualcuno.

Ma cosa volete che vi dica ancora? Che c'è un altro tizio barbuto che fa musica insignificante, che pubblica album di una 40ina di minuti dove non succede completamente un cazzo?
Volete che insulti l'infinita pletora di critici o presunti tali che osannano cotali insulsi prodotti?
Che diavolo volete?
E' ridicolo, il fatto che si giochi ancora con me, dopo tutto quello che già mi è successo. Andate a farvi benedire. Ancora con me ce l’avete? [cit.]

Datemi qualche stronzo che suoni qualcosa in dodici battute, per cortesia, che ne ho le palle piene di sta mondezza.
Voto: 4.2

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