giovedì 22 marzo 2012

Bruce Springsteen - Wrecking Ball (Columbia, 2012)


Per chi non ha vissuto gli anni '80, il culo injeansato del Boss non vuol dire probabilmente niente. Per chi non ha vissuto gli anni '80 con attorno uno/a fratello/sorella/cugino/cugina/zio nato a fine anni '60 o nei '70, probabilmente nemmeno l'appellativo "il Boss" significa nulla di particolare. Viceversa, chi ha vissuto la situazione di cui sopra, si è probabilmente sorbito Dancing In The Dark, Glory Days e Born In The U.S.A. almeno un milione di volte, ed ha avuto il mascellone del New Jersey di Bruce o le sue patinate chiappe di jeans come punto fermo dell'immaginario pop, campeggianti com'erano in ogni stanzetta ed in ogni rivista. 
Quella sua quasi ottusa onestà d'animo, così candida da risultare talvolta irritante, quella sua drammatica passionalità, accompagnata da una voce rauca e decisa, nonchè da canzoni perfette, lo hanno reso un'icona in tempi di edonismi reganiani e similari, in tempi di Rio e Club Tropicana, in tempi di paninari e Drive In.
Per chi ha vissuto solo l'alba del terzo millennio, tuttavia, rimane difficile comprendere il mito del Boss, e perchè le principali testate giornalistiche sbrodolino ad ogni suo passo... sono solo fan, ragazzuoli, non ci badate molto, e ascoltate me e le mie storie edificanti.

Passeggiavo romanticamente per la meravigliosa Torino, in una serata umida e piovigginosa, in una di quelle sere che ti fanno venire voglia di tornare a casa al calduccio. Bruce, il Boss, quello là delle chiappe insomma, mi aveva accompagnato nel mio viaggio a Torino: Wrecking Ball è stato la scelta per il mio sempre tragico approccio al tragitto volante; con mio sommo disgusto, è l'ennesima cagata springsteeniana del terzo millennio, Pete Seeger mescolato al suono della E-Street Band... l'ennesimo album sulla crisi economica, peraltro... insomma, per lo meno la rabbia e la noia mi hanno distolto dalla mia folle paura degli aerei, quindi, poggiati finalmente i piedi per terra, iddiocisalvi, benebbravoippilota, sabbenedica, il Boss mi è rimasto in mente come un amico che dice sempre un sacco di fregnacce (senza mai mentire, badate bene!), ma che ti vuole bene e in fondo, che diavolo, gli vuoi bene anche tu a quel cazzone di un Boss, un tempo era figo, non diceva fregnacce (no, non mentiva nemmeno allora).
Insomma, eravamo a Torino, e avevo una fretta boia di tornare a casa, col freddo cane che ti congela gli ammenicoli, con la pioggia pungente che ti fa chiudere ritmicamente gli occhi come se avessi un dannato tic e i calzini umidi per tutte le pozzanghere che ho centrato da vero minchione; passando davanti alla FNAC, notai un nugolo di gente seduta per terra, attorniata da poster in cartone del Boss  e che segue due tizi (che in seguito ho identificato nei bravi Massimo Cotto, giornalista di Radio Capital e Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts e grande fan del Boss) che chiaccherano amabilmente tra loro da un monitor LCD, o meglio, da più di un monitor LCD... sono testi quelli che scorrono sul monitor? Karaoke? Alla FNAC? Ma che cazzo, entriamo, no? 
Sembra un'assemblea di istituto, giovani e mooooolto meno giovani che ascoltano, estasiati, l'anteprima dell'album con tanto di testi che scorrono sui monitor (esatto, non era karaoke), seduti a terra e nelle sedioline di plastica, sorseggiando una bella birrozza fresca alla spina comprata al cafè FNAC, che per l'occasione vende anche le suddette birrozze - belle fresche, nè? - in trepidante attesa che l'album sia messo in vendita... alla mezzanotte, o meglio ancora mpo' prima che domani si lavora, nè?
L'album, ad un ulteriore ascolto, si conferma nettamente mediocre: per conferma, chiedo alla mia dolce metà che non ha trascorsi col Boss, nessun poster con le chiappe; ascolta quel che sente e non può che concordare. 
Mondezza superradiofonica, il Boss che ti racconta la crisi e la perdita, la tristezza e forse anche il buon Clemons, scomparso da poco, nomina "Jesus" in tanti, troppi frangenti, con quel midtempo stucchevole e quell'insopportabile piano che accompagna il tutto da 30 cazzo di anni, e daje Bruce, suvvia, cambiamo un po' qualcosa, o dobbiamo farti diventare il Ligabue d'oltreoceano?
Anche per chi non capisse l'inglese, si sentirebbe comunque la puzza di retorica Springsteeniana da chilometri, e mi prende una sorta di rabbia cieca per quei rincoglioniti che stanno lì seduti ad ascoltare canzoni inascoltabili... CHECCAZZO, QUALCUNO URLI AL BOSS DI ANDARE A FARE IN CULO, PERDIO!
Penso a quanto sia irritante che il popolino accetti acriticamente qualunque nuova cagata del proprio idolo come un assoluto capolavoro, e sia pronta ad aspettare la mezzanotte per acchiapparsi un misero librettino ed un poster (che ho cercato, senza risultato alcuno, di ottenere in regalo da uno dei tizi della FNAC... aò, era bello il poster) e poi, mentre mi concentro, comodamente seduto a casa, su come deridere online il popolino, i rincoglioniti seduti all'assemblea d'istituto, mi arriva la luce, come a Joliet Jake.
Non sono incazzato con o per loro, non sono incazzato nemmeno per il mediocre album del Boss... sono incazzato con me.
Sono incazzato perchè non me ne fregherebbe più un cazzo, nel mio apatico torpore da Generazione Zero Euri, di stare seduto come quelli là... checcazzo, è pure un'iniziativa carina, un modo per fare aggregazione, un modo per divulgare cultura musicale invece che grandi fratelli, e poi, diobono, se a quei tizi piace il nuovo album del Boss saranno liberi di comprarselo con gadget, poster ed edizioni da collezionisti, o devono chiedere il permesso a me?
Sono incazzato perchè se anche fosse il nuovo album degli Stones o non so di che cazzo, avrei comunque detto "meh, chissenefotte"... sono incazzato perchè ci siamo autoprivati di ogni entusiasmo, ci siamo annegati nell'apatia, ci siamo lasciati sotterrare dalle speranze perdute, abbiamo scelto la strada sbagliataed è colpa nostra, sissignore, solo ed esclusivamente nostra, che ci facciamo cullare dai sovrastimoli, che ci facciamo ipnotizzare per otto ore al giorno da Facebook... non è colpa di Silvio, nè dei nostri genitori, nè della società, nè della Crisi, mistica entità che ci ha inculato tutti (perchè i prestiti per comprare i 52" e i SUV li ha chiesti la Crisi). E' colpa nostra, di noi che con sordido cinismo gongoliamo nello sfottere chi ci crede ancora, chi ha un minimo di passione,  chi ha il cuore... quella roba che fa rima con amore, mi pare di ricordare.
E allora me lo riascolto il Boss, sul pullman per Malpensa, anticipando quello che sarà il più drammatico volo della mia vita... ma questa è una storia diversa.

Interessantissima photo gallery
 
          

Voto: 5.1
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