giovedì 29 marzo 2012

Rocketjuice & The Moon - Rocketjuice & The Moon (Honest Jon's, 2012)

Se apprezzavate il Damon Albarn di Parklife e The Great Escape, ma lo amate solo da quando ha mandato in malora il brit-pop ed ha proposto ogni genere di progetto non convenzionale (spesso legato alle meravigliose terre africane) dovete ringraziare Justine Frischmann, la nobile pulzella - leader delle Elastica - che mollò Albarn  high and dry: ella, femmina disgraziata, fu origine di 13, il meraviglioso album dei Blur del 1998, e sempre ella, femmina sdisonorata, è probabile causa, in senso lato, degli innumerevoli, improbabili ma gradevoli strambi progetti dell'ex uomo più desiderato d'Inghilterra.
Tra questi innumerevoli, improbabili ma gradevoli strambi progetti, una cartelletta particolare è da dedicare all'Africa ed alla sua musica: prima il Mali (con Mali Music del 2002), poi la Repubblica Democratica del Congo (l'anno scorso con Kinshasa One Two) e adesso questo collettivo formato, come ossatura, da Albarn, un altro prezzemolo come Flea dei RHCP ed il batterista Tony Allen, noto principalmente per la collaborazione con Fela Kuti.
Oltre a questo trio di base, "formatosi" - se mi si passa l'iperbole - su un volo per Lagos, Nigeria, sul quale si trovavano quali membri dell'Africa Express Collective (un collettivo di non so che cazzo, ma che senz'altro fa cose positive in Africa, conoscendo i tre meravigliosi soggetti), Albarn ha pensato bene di coinvolgere numerosi musicisti africani e non, come Erykah Badu, Cheick Tidiane Seck (tastierista per Youssou N'Dour), il rapper ghanese M.anifest ed altra gente che non stiamo qui ad elencare; il risultato è forse il progetto meno riuscito di Damon Albarn: non che sia in alcun punto sgradevole, è che... cazzo, è una jam basso e batteria di 55 minuti! Abbiate pietà, santo cielo. 
Come vi potrà dire chiunque abbia una competenza seria in merito al basso, Flea tecnicamente è un bassista estremamente sopravvalutato. Come non ammetterà mai chiunque abbia una competenza seria in merito al basso, Flea sa fare funzionare una linea di basso alla grande; qui, con Allen, riesce a tessere delle trame interessanti sulle quali si innestano sintetizzatori e percussioni ma, nonostante questo, raramente le brevi jam che compongono i 18 pezzi dell'album arrivano a qualcosa di focalizzato: è probabile che i 3, oberati dagli impegni, abbiano avuto poco tempo per portare a compimento qualcosa di più di quanto si ascolta in quest'album, ed il risultato è che si ha il classico esempio di musica che diverte chi l'ha suonata, ma che, nel caso la si faccia ascoltare a qualcuno, l'ascoltatore finisce per raccontarti dell'assicurazione RCA dell'auto della nonna che sta per scadere e che forse è meglio non rinnovare perchè... , perchè non succede una mazza per una quantità di tempo non irrilevante. Gli episodi più belli, infatti, sono quelli nei quali si porta a compimento un'idea, come la bella Hey Shooter (con la Regina Badu) e Poison, rara apparizione alla voce del capomastro Albarn.
In sostanza: un gran bel peccato; lunghe jam afrofunk che non vanno da nessuna parte, pezzi rap inseriti un po' alla cazzo... tante intuizioni, pochi sviluppi.
Spero in un seguito più coerente, le basi ci sarebbero - forse sono tempo e volontà che mancano.
Voto: 5.9

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