domenica 17 giugno 2012

Beach House - Bloom (Sub Pop, 2012)

E' chiaro, ed è evidente che dovrei rassegnarmi al fatto che l'essere infernalmente noiosi è ormai un parametro che è insito e connaturato nell'essenza dell'artista "moderno" (anche se, in verità, le virgolette andrebbero più su "artista", che su "moderno"). 
Tremo alle parole "indie" e "dream pop", tremo vedendo che, nella foto promozionale di un gruppo che dovrò ascoltare - e con dovrò intendo ovviamente che è la mia testaccia di cazzo malata che mi obbliga - si tratta di un duo uomo-donna. Ancora, tremo quando mi accingo ad ascoltare gli album con la media voto più alta (giudizio matematico ricavato più che da Metacritic dall'ottimo forum AcclaimedMusic.net).
Se poi i tre parametri, come spesso accade di questi tempi, vengono ad abbracciarsi, a stringersi insieme in un profluvio quasi sessuale di penetrante mediocrità, di torrida insipienza, di devastante inutilità, allora mi succede di avere poteri paranormali di veggenza: non lievito, ma in compenso so esattamente cosa sto per ascoltare... non shvulazzo, ma so che sto per essere investito da 40 minuti minimo di inutile, etereo pop privo di intuizioni melodiche o sonore degne di menzione alcuna.

Quarto album del duo di Baltimora, che così raggiungono la ragguardevole cifra di 180 minuti di album nei quali non succede una beneamata cippa lippa di minchia.

La lezione, fondamentale, che da Leiber & Stoller, a Lennon/McCartney, a Jagger/Richards, passando collateralmente per Hetfield/Ullrich e D.Boon/Mike Watt, è di non sottovalutare MAI, per nessun maledetto motivo la melodia (o, per chi se lo può permettere, l'a-melodia, intesa nel senso non di mancanza di melodia, come suggerirebbe la costruzione della parola ma di sorpassare lo standard melodico classico, cosa che si potrebbe dire dei Flipper o di Lou Reed).

Ascoltando i primi secondi di Walking On The Moon, con quattro note e quattro secondi hai una canzone. Nella superba maestria di Sting, troviamo, ad affrontare la linea melodica del basso, una splendida linea melodica vocale.  Ecco, queste cazzo di linee melodiche, provate a suonarle sulla più scoglionata delle tasterine, su uno xilofono, su delle pentole a pressione, su dei bicchieri da vino riempiti d'acqua: in ognuno di questi casi, chiunque ascolti una a caso delle due melodie saprà ineluttabilmente di che canzone parliamo.

Questi maledetti rompicoglioni, ma loro in mezzo agli altri (e anzi, meno peggio degli altri, talvolta), in 50 minuti riescono a vagare a fari spenti nell'insipienza, vantandosene e immergendovicisi come fosse latte per le poppe di Poppea, fungendo ormai da parametro di riferimento, per anzianità di servizio e capacità, per la maggior parte dei colleghi.
They get the money for nothing, and the chicks for free.
I want my MTV.
Voto: 4,9

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