mercoledì 5 ottobre 2011

Radiohead - The King Of Limbs (Self Released, 2011)

Partiamo da un presupposto di base: avete la testa conficcata su per il culo. Ora, per pura ipotesi, per fare accademia, facciamo finta che non abbiate la testa su per il culo. Non sto dicendo che sia così, ma cercate di seguire la mia ipotesi come fosse fantascienza. Se non aveste la testa su per il culo, dal primo secondo all'ascolto di quest'album, come dei novelli Peter Griffin, direste "Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta, aspetta, aspetta"... e verreste illuminati da uno dei migliori dischi degli ultimi 20 anni, il miglior album dei Radiohead dai tempi di Amnesiac - e parliamo dei Radiohead, quindi nel mezzo non ci sta mica "Viva la Vida and her c*cksuck*r piece of sh*t". Proseguendo nell'ipotesi, non vi lamentereste della breve, vivaddio, durata dell'album, ricordando che quando si ha qualcosa da dire, non necessariamente la si deve ripetere in maniera mediocre per oltre 70 fottuti minuti, ma ci si può fermare quando si è raggiunto l'intero contenuto del messaggio. Ancora, capireste in un batter di ciglia che Codex, nella sua devastante nudezza, è uno dei migliori pezzi del gruppo di Oxford, e che il talkinheadsiano Bloom non va lontano dal livello del capolavoro Kid A, e che, ancora, Lotus Flower è un singolo con le balle d'acciaio, e che la presunta inaccessibilità dell'album di cui trattiamo non è che altro che l'ennesima conseguenza di avere il cranio conficcato su per le natiche, dato che è di ascolto di gran lunga più semplice sia di In Rainbows che di Hail To The Thief, seppur in larga parte affidato all'elettronica e alla sperimentazione.

Ma bando alla fantascienza, avete la testa saldamente e profondamente dentro il culo, quindi i Radiohead sono presuntuosi, il disco è bruttino, corto e insipido. Che Zeus mi bruci i peli del culo, quanto vi odio.
Voto: 9.1

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